Lev Tolstoj, noto scrittore russo del XIX secolo, ha avuto un'importante influenza sullo sviluppo degli studi sulla traduzione. Tolstoj era convinto che la traduzione dovesse essere il più possibile fedele all'originale, senza perdere nulla del significato e dell'intento dell'autore.
In particolare, Tolstoj sosteneva che la traduzione dovesse essere "integrale", ovvero che il traduttore dovesse trasmettere l'intero significato dell'originale nella lingua di arrivo, senza tralasciare alcuna parte del testo. Inoltre, Tolstoj sosteneva che la traduzione dovesse essere semplice e chiara, in modo che il lettore della traduzione potesse comprendere il testo senza difficoltà.
Secondo Tolstoj, la traduzione integrale richiede al traduttore di impegnarsi in una profonda comprensione dell'originale, delle sue sfumature semantiche e del contesto culturale e storico in cui è stato scritto. Inoltre, il traduttore dovrebbe utilizzare un linguaggio chiaro e semplice, evitando l'uso di parole ostentate o di espressioni complesse che potrebbero confondere il lettore.
Tolstoj ha anche svolto ricerche sulla traduzione, in particolare sulla traduzione della Bibbia. Nel 1880, ha pubblicato un'edizione della Bibbia in russo antico, tradotta personalmente sulla base del testo originale greco. La sua traduzione si basava sulla fedeltà al testo originale e sulla semplicità del linguaggio, piuttosto che sulla bellezza letteraria.
Le teorie di Tolstoj sulla traduzione hanno influenzato molti studiosi successivi, che hanno cercato di sviluppare approcci alla traduzione che mantenessero la fedeltà all'originale. Tuttavia, oggi la teoria della traduzione integrale di Tolstoj è considerata troppo rigida e non adatta a ogni tipo di testo, soprattutto quelli letterari. Gli studi sulla traduzione moderni sono diventati più attenti alla considerazione della natura del testo e del suo pubblico di destinazione, così come alle sfumature linguistiche e culturali che possono influenzare la traduzione.