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Metodo Schliemann per imparare le lingue straniere



Della grammatica greca imparai soltanto le declinazioni e i verbi regolari e irregolari; ma non persi neppure un minuto del mio tempo prezioso nello studio delle regole grammaticali.
Infatti, vedendo che dei ragazzi che per otto anni e spesso anche di piú sono afflitti e tormentati nei ginnasi con le noiose regole grammaticali, nessuno piú tardi è capace di scrivere una lettera in greco senza metterci centinaia di errori grossolani, dovetti ben ammettere che il metodo seguito nelle scuole era assolutamente sbagliato; a mio giudizio si può acquistare una conoscenza approfondita della grammatica greca soltanto con la pratica, cioè con la lettura attenta di prosa classica, imparandone a memoria alcuni campioni.
Seguendo questo metodo quanto mai semplice io imparai il greco antico come una lingua viva. Lo scrivo anche in maniera affatto corrente e mi esprimo in esso su qualsiasi argomento, senza mai dimenticare la lingua. Ho una familiarità perfetta con tutte le regole della grammatica, pur non sapendo se si trovano o no registrate nelle grammatiche. E se accade che qualcuno,vuole scoprire errori nei miei scritti greci io posso dimostrargli ogni volta che la mia espressione è giusta recitandogli i passi dei classici in cui compaiono le locuzioni da me usate.

Autobiografia di un archeologo, Heinrich Schliemann

Heinrich Schliemann, l'archeologo tedesco famoso per la scoperta dell'antica città di Troia, conosceva a perfezione nove lingue. Da autodidatta aveva imparato il russo, l'italiano, il francese, l'inglese, l'ebraico, l'arabo, lo spagnolo e il greco antico.
Il suo metodo consisteva "...nel leggere molto ad alta voce, non fare traduzioni, prendere una lezione tutti i giorni, scrivere una composizione su un argomento di interesse quotidiano, correggerla col maestro, impararla a memoria e recitare ad ogni lezione ciò che si è corretto il giorno prima."
Quando studiava la lingua inglese per acquistare una buona pronuncia, ascoltava la domenica due volte la messa nella chiesa inglese, e ripeteva a bassa voce tutte le parole della predica.
Leggeva un romanzo che conosceva bene e di cui aveva la traduzione e imparava a memoria lunghi brani nella lingua studiata. Secondo la sua biografia, ogni sera declamava a voce alta i testi studiati e dovette addirittura cambiare due volte abitazione per i lamenti dei coinquilini.

Che cosa significa il neologismo "Zuckerbrin" coniato dallo scrittore Viktor Pelevin?


La risposta alla domanda si trova nel romanzo stesso di Victor Pelevin "L'amore per i tre Zuckerbrin", dove il bibliotecario virtuale Borges cerca di spiegare al protagonista Kesha il significato della parola straniera nel titolo del libro:

Kesha realizzò che Zuckerbrin era un termine apparso nel primo decennio del ventunesimo secolo. Era formato dai nomi dei due titani dell'Internet di allora - Zuckerberg e Brin, e rappresentava un certo Osservatore metaforico - una specie di sorvegliante dietro gli schermi, che fissava l'utente attraverso la fotocamera abilitata di nascosto del tablet o del computer...

Nel campo visivo di Kesha cominciarono a comparire sovrapposte una sull'altra, come manifesti affissi su un piedistallo, le fotografie a colori dei giganti agli inizi dell'era digitale. Sotto ogni foto c'era una firma.

Sergey Brin, passeggiava lungo la passerella, indossando il primo modello dei Google Glass. Mark Zuckerberg in una toga romana (simile all'imperatore Augusto). Evgenij Kasperskij che portava al guinzaglio un giovane ghepardo.

"L'amore per i tre Zuckerbrin", Victor Pelevin

Il romanzo è uscito nel 2014, ma purtroppo non è stato ancora tradotto in italiano. I temi principali del libro colpiscono i punti più sensibili della vita contemporanea e spaziano tra Facebook, Google, Ucraina, la tolleranza, il consumismo, la dipendenza da Internet, l'informazione manipolata e il terrorismo. La realtà si intreccia in modo inaspettato con il mito antico e la virtualità. Le riflessioni filosofiche dei personaggi, ad esempio, passano sullo sfondo del popolare gioco Angry Birds. Victor Pelevin appartiene alla corrente letteraria del realismo magico e l'elemento fantastico gioca un ruolo importante nelle sue opere. Ogni immagine è una metafora e richiama tantissime associazioni. Il titolo del romanzo è un'evidente allusione alla commedia "L'amore delle tre melarance" di Carlo Gozzi.

Le leggende cristiane nei romanzi di Matilde Asensi


Secondo una leggenda generalmente ammessa dagli studiosi ecclesiastici, Santa Elena, madre di Costantino, scoprì la Vera Croce di Cristo nell'anno 326, durante un viaggio a Gerusalemme alla ricerca del Santo Sepolcro. Secondo la ben nota Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine, quando l'imperatrice, che all'epoca aveva ottant'anni, giunse a Gerusalemme, fece mettere sotto tortura gli ebrei più saggi del Paese perché confessassero tutto ciò che sapevano del luogo in cui Cristo era stato crocifisso. Poco importava che fossero trascorsi tre secoli dalla morte di Gesù e che all'epoca nessuno vi avesse fatto caso. Ovviamente, Santa Elena non ebbe difficoltà a strappare loro le informazioni. Fu condotta al presunto Golgota, il Monte del Calvario (in realtà, a tutt'oggi non ancora identificato con sicurezza da parte degli archeologi), dove un paio di secoli prima l'imperatore Adriano aveva fatto erigere un tempio dedicato a Venere. L'imperatrice diede ordine di abbatterlo e di scavare il terreno. Furono trovate tre croci: quella di Gesù, naturalmente, e quelle dei due ladroni. Per scoprire quale delle tre fosse la Croce del Salvatore, Santa Elena ordinò che le fosse portato un uomo morto. Quando il cadavere fu posto sulla Vera Croce, l'uomo resuscitò. Dopo questo lieto evento, l'imperatrice e suo figlio fecero costruire sul luogo del ritrovamento una sontuosa basilica, la cosiddetta basilica del Santo Sepolcro, in cui custodirono la reliquia. Da questa, nel corso dei secoli, provengono i numerosi frammenti che oggi si trovano in tutto il mondo.

L’ultimo Catone, Matilde Asensi

Nel suo best-seller "L'Ultimo Catone" Matilde Asensi fonde la leggenda della Vera Croce in una narrazione avvincente che spazia tra il passato e il presente. I personaggi del libro compiono un viaggio di ricerca e di espiazione, che li porterà a scoprire come arrivare al Santo Legno e alla setta che dal IV Secolo si sarebbe presa il compito di conservarlo e proteggerlo.
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