Steiner ha scritto numerosi libri sulla letteratura, sulla cultura e sulla lingua, tra cui "Dopo Babele" (1975) e "La lezione dei maestri " (2002), che esplorano la natura della traduzione e il suo ruolo nella creazione della cultura. È stato anche un critico acuto della modernità e della sua influenza sulla cultura e sulla lingua.
Tra i suoi contributi più importanti alla teoria della traduzione c'è la sua idea dell'intraducibilità, secondo cui alcune parole, concetti o forme di espressione sono intraducibili da una lingua all'altra, a causa delle differenze culturali, storiche e linguistiche tra le lingue. Questa idea ha influenzato molti studiosi della traduzione successivi, e ha portato a una riflessione più critica sulla possibilità di ottenere una perfetta equivalenza tra le lingue nella traduzione.
Steiner ha anche sostenuto che il traduttore è un creatore di testi a sé stante, e non semplicemente un intermediario tra due lingue. Inoltre, ha proposto che la traduzione non è solo una pratica tecnica, ma anche un'esperienza estetica e culturale, in cui la lingua, la cultura e la storia si fondono insieme.
La traduzione è l'arte di perdere sé stessi nella lingua dell'altro e trovare se stessi nuovamente - così diverso dall'omologazione, che è la violenza di imposizione dell'io sull'altro.
"George Steiner: la traduzione come ponte fra culture", intervista pubblicata su "Il Giornale" il 29 giugno 2002